La prigionia in Egitto e Palestina dopo la battaglia

Il 23 ottobre ero stato preso prigioniero nella battaglia di El
Alamein.
Il 30 dicembre finalmente sono autorizzato a scrivere a casa. La
lettera contiene tutta una serie di “gioiose” bugie: altro che
frittelle, nella gabbia 318 del campo 309 ad Alessandria d’Egitto
non si mangiava proprio!
Interessante notare il finale: “fiducioso di vederti presto certo che
questo nuovo anno è quello della Vittoria”. Come patriota, soldato
preso prigioniero, credevo ancora che l’Italia avesse ancora qualche
possibilità…
Fortunatamente questa lettera tranquillizzò la mamma, arrivando
prima di un’altra che lei si vide recapitare qualche tempo dopo,
restituita al mittente, che mi dava per disperso….

1942-1946 in prigionia

In Egitto, al campo 308 siamo una piccola minoranza di un centinaio di prigionieri che , tra circa 20.000, vedi Pag. 172 del mio libro, decidono coraggiosamente di rifiutare il fascismo, ben prima dell’8 settembre 1943. Gli altri ci davano dei “traditori”, pronti a farcela pagare quando ci sarebbe stata la vittoria fascista…

Dal campo 308, siamo inviati a Latrun (Palestina) per attrezzare un campo che avrebbe dovuto ospitare prigionieri italiani.

Poi, siamo inviati a San Giovanni D’Acri, al campo allievi ufficiali inglesi, utilizzati in alcune mansioni di supporto al campo. Ad esempio, nelle mense, nei magazzini, alle pulizie all’interno e all’esterno del campo c’era la necessità di tenere certi comportamenti – ad esempio come servire correttamente in tavola secondo il galateo inglese.

La cosa non era facile, vista l’arroganza di certi inglesi (vedi la mia ribellione a pag. 177 del libro).

1944 Sulla spiaggia a Tel Aviv.

da sinistra: Filippini, Bagnolo Mella; Bugatti, Lumezzane; Compagnoni, Brescia; Senna, S. Genesio, Pavia

Palestina – Documento di riconoscimento che, per le mansioni che
mi erano state assegnate, e mi dava la facoltà di utilizzare (tramite
autostop) i mezzi militari dal campo da San Giovanni d’ Acri a Haifa

1944, Palestina, campo allievi ufficiali inglesi di San Giovanni D’Acri.

Il “Tenente Automobilista” Pietro Ghigo, Ufficiale addetto alla disciplina, mi consegna una lettera di elogio:

la prego gradire il mio personale vivissimo compiacimento ed elogio per lo zelo da Lei dimostrato nell’assistere e guidare i militari bisognosi di istruzione.

L’esorto pertanto a continuare consapevole di ben meritare dalla Patria.

Si riferisce ai miei compiti di “istruttore” a commilitoni prigionieri che erano praticamente analfabeti. Eravamo un esercito dove i brianzoli erano mescolati ai siciliani, all’inizio la coesistenza era difficile, c’era gente che nel 1940 era arrivata in caserma direttamente dal paesello, dai campi, dai prati di pastorizia. Nel campo di prigionia avevo tra gli altri compiti quello di scrivere lettere a casa, dove in ogni lettera bisognava nominare tutti i componenti della famiglia, compresi cani e pecore, che dovevano essere evidenziati e presenti nello scritto e nel ricordo del soldato prigioniero.

Dovevo tenere soprattutto i contatti tra il responsabile dei prigionieri (che faceva da tramite con il comando inglese) che era un ufficiale inglese arabo che sapeva 7 lingue, e i prigionieri che si rivolgevano a me per qualsiasi cosa, in quanto conoscevo un inglese elementare, che ho poi approfondito durante la prigionia.

Da notare in basso a destra il “visto” del comandante inglese del campo, e in alto a sinistra il commento in arabo di Najib Tual e accanto la relativa traduzione in inglese.


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